Una proposta per cambiare la Costituzione: Art. 34/bis Diritto Accesso ad Internet

intervista a Guido D’Ippolito, promotore del Ddl. Cost. 1561/2014

1) Caro Guido, iniziamo questa nostra intervista delineando in sintesi cosa costituisce la vostra proposta.

La nostra non è una semplice proposta, è un vero e proprio disegno di legge costituzionale, il numero 1561 del 10 luglio 2014 ed è diretto all’inserimento in costituzione dell’art. 34-bis, ossia l’accesso ad Internet come diritto sociale.

Potete trovare ogni informazione al riguardo sul nostro sito www.art34bis.it o consultare i video esplicativi sulla nostra pagina Facebook “Art 34bis diritto di accesso ad Internet” (https://www.facebook.com/34bis) o seguirci e interagire con noi sull’account Twitter @art34bis.

Molto sinteticamente esso è il diritto di ogni cittadino di connettersi ad alta velocità ad Internet in qualunque zona d’Italia. Per converso è anche l’obbligo per lo Stato di realizzare le infrastrutture di connessione alla Rete, ossia diffondere la banda ultra larga ovunque, anche in quelle zone con scarsa o assente copertura Internet, sfruttando la fibra ottica ma anche le frequenze non utilizzate dello spettro.

I vantaggi della proposta sono molteplici ma possono essere riassunti in tre punti:

  • espansione e tutela di tutti i diritti, mettendoli al riparo sia da ingerenze dello Stato che di privati economicamente più potenti; si porrebbero così le basi di una vera democrazia elettronica; (presto avremo un video per spiegare questo punto)

  • rimozione delle discriminazioni sociali sia antiche, come quelle relative a disponibilità economiche o disabilità fisiche o altro, sia nuove come il digital divide, ossia il discrimine tra chi può effettivamente accedere ad Internet e chi no, e l’analfabetismo digitale, ossia una scarsa conoscenza delle nuove tecnologie che impedisce di sfruttare e godere al meglio dei vantaggi di questi; (trovate il video sulla pagina Facebook o a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=Nc53pR4Koe8&index=3&list=PLWiQciv4MknSD-WS41cfxL40o53Xiiyh0)

  • uscita dalla crisi economica perché l’art. 34-bis: creerebbe nuovi posti di lavoro, impiegherebbe i nostri studenti in diverse facoltà, aumenterebbe il PIL, incentiverebbe i commerci e la domanda e offerta di servizi, semplificherebbe la burocrazia e digitalizzerebbe la PA, incentiverebbe l’impresa sia tradizionale che innovativa (start up), attirerebbe capitali e investitori stranieri e tanto alto ancora. (trovate il video sulla pagina Facebook o a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=hxz4MylG0nQ&index=2&list=PLWiQciv4MknSD-WS41cfxL40o53Xiiyh0)

Guardate i miracoli che ha fatto l’Estonia investendo nel digitale. Se una proposta del genere venisse approvata, nulla impedirebbe che l’Italia diventi la nuova Silicon Valley.

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2) Perché lo definite “diritto di accesso”? E perché “diritto sociale”?

Tutti concordano ormai che Internet sia un bene comune fondamentale, un attributo della cittadinanza, uno spazio di crescita individuale e sociale ma anche giuridico ed economico, un luogo in cui si esercitano diritti, si adempiono doveri e si usufruiscono di infiniti servizi. Famosa è anche la definizione di Riccardo Luna: “Internet è un’arma di costruzione di massa”.

Internet è un potentissimo strumento di istruzione e informazione. In breve Internet è un servizio universale, un servizio sociale essenziale. E se Internet è tutto questo allora la possibilità di accesso ad esso non può che essere considerato un diritto e in particolare un diritto sociale.

I diritti sociali sono quei diritti che riequilibrano le risorse spostandole da chi le ha a chi non le ha in modo da dare a tutti le medesime possibilità di sviluppo e crescita. Pensate ai classici diritti sociali come la salute e l’istruzione. Così come lo Stato costruisce ospedali e scuole per rendere effettivo il diritto alla salute e l’istruzione, con l’art. 34-bis dovrà realizzare e adeguare le infrastrutture di connessione ad Internet per garantire la connessione e quindi l’accesso a un patrimonio sterminato di conoscenza, crescita e possibilità.

Infine, a differenza di altre proposte simili, abbiamo preferito legare l’accesso ad Internet a un diritto che riteniamo importantissimo, il diritto all’istruzione (art. 34 Cost.). L’Italia è agli ultimi posti per diffusione della banda larga e per velocità di connessione; ma il ritardo italiano non è solo strutturale è anche culturale. Quindi per progredire non basta solo investire in infrastrutture, bisogna investire anche in formazione, informazione, crescita culturale e sociale. Ci teniamo quindi che la nostra proposta sia associata non solo alla libertà di espressione (diritto altrettanto importante) ma soprattutto al diritto all’istruzione, per sconfiggere non solo il digital divide ma anche l’analfabetismo informatico.

Il digitale deve smettere di essere un fenomeno di “nicchia”, per citare un bell’articolo di Nello Iacono, e diventare la quotidianità, la realtà di tutti: cittadini, giornalisti, imprenditori, politici e così via.

3) Perché ritenete che sia vantaggioso inserire questo articolo nella nostra Costituzione?

Perché inserirlo in una legge ordinaria o peggio ancora nella normazione secondaria non otterrebbe alcun effetto. Anzi vanificherebbe l’obiettivo finale di creare un diritto sociale, complicherebbe il quadro normativo, non tenendo per niente conto dell’esigenza di assicurare la c.d. semplificazione normativa, e soprattutto non tutelerebbe i diritti dei cittadini da eventuali ingerenze tanto dello Stato (si pensi alle famose leggi bavaglio che ogni tanto riappaiono) tanto dei cosiddetti Over The Top, multinazionali economicamente troppo potenti che lucrano sui nostri dati personali.

Tutto questo non succederebbe con una modifica costituzionale, come la nostra, che al contrario avrebbe anche il vantaggio di porre i principi cardine in materia, come quello della Neutralità della Rete (Net Neutrality) per esempio, ordinando così tutta la caotica legislazione in materia di digitale.

L’art. 34-bis sarebbe quindi non solo una tutela per i cittadini, un incentivo all’impresa e al lavoro ma anche una bussola per interpreti a qualunque livello: dal legislatore, ai giudici e così via.

4) In quanto tempo pensate che i benefici da voi previsti possano essere “sentiti” dagli altri cittadini, nella vita quotidiana?

Dal punto di vista temporale i benefici possono essere divisi in due categorie: quelli a breve periodo e quelli a medio-lungo periodo.

I primi sono soprattutto i vantaggi giuridici quindi l’espansione e la tutela di tutti i diritti: dal diritto all’istruzione, alla libertà di espressione, riunione e associazione, all’iniziativa economica privata, alla salute e così via. Questi diritti verrebbero automaticamente tutelati anche nella realtà on line rendendo incostituzionale ogni provvedimento diretto a limitarli.

I secondi sono soprattutto i vantaggi di ordine economico, quelli relativi alla realizzazione delle infrastrutture di connessione alla Rete e, conseguentemente delle rimozioni delle disuguaglianze sociali. Negli anni seguenti alla sperata approvazione della proposta quindi vedrete aumentare la copertura Internet e la velocità di connessione, aumenteranno i posti di lavoro, aumenteranno i commerci e i servizi on line, il PIL salirà ogni anno di almeno un punto percentuale con ricavi di 3,6 miliardi. In poche parole si uscirebbe dalla crisi economica man mano che la banda ultra larga viene diffusa perché come questa diventa capillare ed efficiente allo stesso modo riparte l’impresa e le attività economiche, migliorando le condizioni del sistema Paese.

5) Passiamo all’ambito giuridico: avete pensato anche al testo, in concreto? Se si, come sarebbe?

Ovviamente si. E’ un diritto sociale quindi l’abbiamo collocato nel Titolo II della Parte I della Costituzione, dopo il diritto relativo all’istruzione per le ragioni che abbiamo già detto.

L’articolo, composto da due commi, è il seguente:

Art. 34-bis: «Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete Internet, in modo neutrale, in condizione di parità e con modalità tecnologicamente adeguate.

La Repubblica promuove le condizioni che rendano effettivo l’accesso alla rete Internet come luogo ove si svolge la personalità umana, si esercitano i diritti e si adempiono i doveri di solidarietà politica, economica e sociale.»

6) Perché avete scelto nella novella di affiancare la vostra proposta all’articolo 34, che tratta scuola ed istruzione, e non all’articolo 21, che si occupa di libertà di stampa ed informazione?

In aggiunta a quanto già detto si può dire che: è vero, Internet espande e permette un migliore esercizio della libertà di espressione ex art. 21 Cost. Ma non è solo questo, Internet è molto di più. Giusto per citare altre iniziative secondo me degne di interesse, c’è quella del FOIA, il Freedom of Information Act, perché Internet rivoluziona e espande anche il diritto di accesso agli atti, rendendo quasi obsoleta la legge 241/1990.

Ma Internet espande tutti i diritti per questo riteniamo che legare l’accesso ad Internet solo alla libertà di espressione sia riduttivo e poco rispettoso di Internet stesso.

Internet è ormai presente in ogni ambito della nostra vita e ci aiuta in tutte le attività umane. Internet è un luogo di esercizio dei diritti, adempimento dei doveri e di utilizzazione di infiniti servizi. Ed è in quest’ottica onnicomprensiva che vogliamo tutelarlo, senza limitarci all’art. 21 Cost.

Vogliamo tutelare un mezzo unico affinché questo aiuti l’uomo a espandere la propria personalità in ogni ambito e lo vogliamo fare a partire dalla scuola, dal diritto all’istruzione

7) Non sarebbe, secondo te, il caso di prendere atto che nella società contemporanea scuola, informazione ed istruzione (e quindi anche media ed internet) sono ormai una cosa sola?

Forse, potrebbe essere anche dovuto all’interoperabilità di Internet. Ma secondo me bisognerebbe smettere di dividere tra società digitale e non, agenda digitale e non, scuola digitale e non… e così via. L’agenda di governo di tutti gli Stati coincide sempre di più con l’agenda digitale perché non stiamo parlando di una realtà alternativa e parallela, stiamo parlando di un mezzo che ha modificato profondamente (e continuerà a farlo) la nostra società.

Continuare a distinguere tra digitale e non vuol dire ignorare o non vedere come sta cambiando la società.

L’art. 34-bis va proprio in questa direzione perché operando sia come precondizione all’esercizio di tutti i diritti on line, tanto di quelli già esistenti la cui portata viene però ampliata tanto di quelli “nuovi”, sia di tutte le riforme sul digitale, dalla fatturazione elettronica, i pagamenti elettronici e così via, è diretta a recepire e tutelare una nuova realtà. Vuol dire rendere al passo coi tempi le istituzioni e prendere atto di un mondo che oggi vive anche su Internet.

8) Pensi che l’art.34 bis, qualora trovasse una base politica, possa essere inserito nella nostra carta costituzionale “nudo e crudo” o necessiti di qualche aggiustamento?

Innanzitutto mi piacerebbe che la politica si occupasse di più di queste tematiche, non solo la nostra proposta. Per citare Andrea Beccalli, manager di ICANN, “Ciò che prima era considerato nerd o smanettone, oggi è politicamente strategico”.

Il ddl. Cost. 1561/14 dovrà essere votato in Parlamento e in quella sede è giusto che ognuno esponga le sue idee e modifiche. Non posso dire se l’articolo verrà modificato, posso dire che noi abbiamo fatto di tutto per consegnare alle istituzioni il testo base migliore possibile. Se poi ci saranno migliorie ben venga.

9) Qual è la situazione dei paesi stranieri? Chi è più avanti rispetto all’Italia?

L’Italia è agli ultimi posti sia in Europa che fuori per diffusione di banda ultra larga e quindi per velocità di connessione, con tutto quello che ne consegue sul piano economico e di condizioni di vita.

In realtà dal punto di vista della connessione semplice non siamo proprio messi male. La connessione a 2 Mbit/s copre più o meno tutta la penisola.

La situazione diventa però critica quando saliamo di velocità, anche tenuto conto dell’Agenda Digitale Europea che pone a tutti gli Stati due obiettivi da raggiungere entro il 2020: i 30 Mbit/s per il 100% della popolazione e almeno 100 Mbit/s per il 50% della popolazione. Per il primo obiettivo (30 Mbit/s) siamo terzultimi in Europa, per il secondo (100 Mbit/s) siamo ultimi.

E’ chiaro quindi che l’Italia ha ancora tanta strada da fare e, come anche riconosciuto da AGCOM e AGCM in un comunicato congiunto (http://www.agcm.it/stampa/news/7290-tlc-conclusa-indagine-conoscitiva-antitrust-agcom-su-banda-larga-e-ultra-larga.html), è necessario anche l’intervento pubblico per diffondere la banda ultra larga in quelle zone cosiddette a “fallimento di mercato”, quelle zone in cui gli imprenditori di telecomunicazioni non investono perché non farebbero utili.

Ecco quindi un altro motivo del perché sia fondamentale l’art. 34-bis, far si che lo Stato intervenga nelle zone di fallimento di mercato, magari con joint ventures con imprenditori privati.

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10) Approfondiamo ora gli aspetti personali: perché ti sei appassionato a questo specifico argomento?

Ho cominciato ad occuparmi di Internet e diritto dei nuovi media durante l’ultimo anno di università. Ho scelto poi di fare una tesi in diritto costituzionale che studiava gli impatti costituzionali di Internet ed è inutile dire che questi studi mi hanno non solo appassionato ma anche convinto del fatto che il diritto e le tecnologie non devono per forza essere considerati due opposti. Sarebbe sbagliatissimo pensarlo.

Ciò che serve è svecchiare un po’ il nostro diritto, renderlo più attuale ma con la dovuta attenzione e conoscenza del mezzo tecnologico, nonché con una cultura “digitale” appropriata. Anche per questo, oltre a quanto già detto, dopo la tesi ho iniziato a pensare a come costituzionalizzare il diritto di accesso ad Internet, di cui avevo parlato nella tesi stessa.

Ho scritto così qualche bozza che poi ho candidato al progetto “La tua Idea per l’Italia” di Cultura Democratica. Cultura Democratica è il primo Think Tank interamente composto da giovani che si occupa di favorire la buona legislazione e di portare le idee dei giovani e dei cittadini in Parlamento.

11) Cosa hai fatto, da solo o con gruppi-associazioni?

Da solo ci ho messo l’idea, gli studi e tantissima pazienza e dedizione. Ma è chiaro che devo molto a Cultura Democratica, che mi ha dato la possibilità di presentare la mia idea sia al Senato che alla Camera dei deputati, ma anche all’AGID.

Con Cultura Democratica e il suo presidente Federico Castorina abbiamo creato il gruppo “Innovazione Digitale”, una specie di commissione che si occupata di parlare con esperti, di redigere la proposta che oggi è un disegno di legge costituzionale, di continuare a sostenerla, spiegarla e diffonderla, nonché di occuparsi di altre tematiche affine.

Ringrazio gli altri ragazzi che con me fanno parte della commissione Innovazione Digitale di Cultura Democratica, ma mi sento di ringraziare anche tutte quelle persone che stanno supportando la nostra proposta, anche con un like sulla pagina Facebook o chiacchierandone con gli amici.

12) Nello specifico, quale è stato il tuo apporto al progetto?

Ho avuto l’idea e scritto le prime bozze, all’inizio ero da solo ma poi il gruppo si è rinforzato ed oggi è una squadra fantastica. Sono quindi il responsabile e il coordinatore del gruppo Innovazione Digitale. Con questo ho condiviso l’idea e tutti abbiamo condiviso le nostre conoscenze per giungere all’art. 34-bis. Insieme contattiamo politici ed esperti, curiamo la pagina Facebook scegliendo gli articoli da postare, rispondiamo a chi ci segue su Twitter, e così via… pensiamo anche a metodi efficienti e coinvolgenti di promozione della proposta. Abbiamo infatti realizzato dei brevi video per agevolare la consultazione della proposta, nonché dei fumetti per rendere tutto più semplice e divertente.

Tutti questi materiali li trovate sul nostro sito Internet www.art34bis.it o sulla pagina Facebook “Art 34bis diritto di accesso ad Internet”.

E’ un po’ come se fossi il capitano di un’ottima squadra. Tra questi non sono l’unico calabrese, c’è anche Cristina Salmena di Cassano Allo Ionio e Carlo Salatino di Corigliano Calabro.

Vorrei ricordare anche gli altri componenti: Valentina Cefalù, Elisabetta Abelardi, Cristina Capobianco e Matteo Susta.

13) Quali passi o evoluzioni ha avuto il progetto, ed in che stato è rispetto alla sua definitiva approvazione?

C’è un bel fumetto che spiega l’evoluzione della proposta, lo trovate sulla pagina Facebook “Art 34bis diritto di accesso ad Internet” o a questo link: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.833221120054832.1073741836.745262735517338&type=1&l=8978c6e1e4

Brevemente, tutto è iniziato con la mia tesi di laurea dalla quale è nata l’idea del diritto di accesso ad Internet. Questa viene portata a Cultura Democratica dove si crea il gruppo Innovazione Digitale. Insieme abbiamo incontrato professori universitari, esperti, imprenditori, tecnici, politici finché la proposta completa non è stata presentata in Senato. Qui è piaciuta al senatore Campanella, che oggi collabora con noi, che ha presentato la proposta facendola diventare il ddl. Cost. n. 1561/14, come potete vedere sul sito del Senato: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/44665.htm

La proposta è stata depositata presso la 1° Commissione Affari Costituzionali e messa all’ordine del giorno, ossia verrà discussa dalla Commissione. Il senatore ha anche chiesto l’inizio della trattazione quindi, per quanto non è mai possibile prevedere i tempi tecnici delle procedure parlamentari, siamo comunque a buon punto.

14) Concludiamo con qualche domanda “piccante”: la politica ha appoggiato il progetto? Puoi darci qualche dettaglio?

Parliamo della nostra idea di diritto di accesso da quasi un anno e dal 10 luglio 2014 è un disegno di legge costituzionale. All’inizio è stato molto difficile trovare interlocutori, politici e non, però col tempo le cose sono cambiate.

Come per tutto, ogni cosa ha bisogno del suo tempo. I primi giorni è stata dura essere ascoltati, non solo tra i politici, anche tra i cittadini in realtà. Però non ci siamo persi d’animo e le cose sono molto migliorate.

Ogni giorno aumentano il numero di persone e cittadini che ci seguono su Facebook o interagiscono con noi su Twitter. E anche i politici, come i professori ed esperti della materia, ormai hanno imparato a conoscerci.

All’inizio è sempre tutto molto difficile, è normale immagino. Ma sono contento di non essermi arreso perché è ora che cominciamo a vedere i primi germogli di quello che abbiamo e stiamo seminando.

15) Avete avuto qualche gruppo o associazione concorrente con la quale confrontarvi?

Concorrente no. Internet è un mondo che si basa sulla massima apertura e partecipazione quindi la maggior parte di quelli che promuovono campagne o svolgono attività anche molto diverse dalla nostra cercano di crescere insieme. Cerchiamo tutti, come si dice, di “fare rete”.

In particolare collaboriamo coi ragazzi di Cyberlaw, guidati da Angelo Alù che sta inserendo il diritto di accesso ad Internet nello Statuto regionale siciliano (www.dirittodiaccesso.eu/).

Quella dell’open source è una filosofia che mi piacerebbe si spargesse in tutti i settori.

Diciamo sempre che il nostro è il primo disegno di legge costituzionale “open source” perché nato dalla collaborazione di più soggetti e che continua a cercare nuove persone che si vogliano unire per migliorare la proposta. Cerchiamo persone di tutti i tipi e con ogni tipo di competenza perché crediamo che problemi comuni, come quelli di una nazione, possono essere risolti da cittadini con interessi e competenze diverse.

Per questo cerchiamo anche artisti, fotografi, video-maker, fumettisti e quant’altro, perché il ritardo italiano è anche culturale e quello che vogliamo superare è anche e soprattutto l’indifferenza e l’analfabetismo digitale.

16) Infine: sei speranzoso riguardo questo progetto? Hai in mente qualcos’altro per il futuro?

La mia speranza aumenta ogni giorno di più. Ogni giorno aumentano le persone che si interessano alla proposta e ci danno una mano. Solo con la collaborazione libera e spontanea di chi crede nel nostro progetto stiamo facendo qualcosa mai esistito prima: una riforma della Costituzione italiana dal basso.

Il ddl. Cost. 1561/14 sull’art. 34-bis potrebbe concretamente cambiare le cose in Italia partendo contemporaneamente dalla Costituzione e dalla cultura al digitale. Se davvero tutti, cittadini, imprenditori, giornalisti, politici, collaborano riusciremo davvero a migliorare l’Italia.

Nel futuro spero ovviamente di veder realizzata questa sfida.

Per quanto riguarda me personalmente non sarebbe male poter continuare a fare quello che sto facendo ora: combattere il digital divide e l’analfabetismo informatico creando eventi ed iniziative per spiegare i benefici delle nuove tecnologie, essere l’anello di congiunzione tra cittadini e Stato e PA per riportare i bisogni della società nonché segnalare le le zone di buio digitale, quelle prive di accesso ad Internet.

Paolo Leone

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